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Regia Emilio Genazzini
Interpreti Massimo Grippa (Lo Spettro)/David Capoccetti(Laerte)/Ivano Conte(Amleto)/Daniele Flamini (Polonio-Orazio)/Valentina Greco (la Regina e il clown)/Alessia Luongo (Ofelia e il clown)/Gabriele Namio (il Re)
Aiuto Regia e scenografia Alice Bellantoni
Costumi Matilde Guiducci
Ideazione scenografia e disegno luci Emilio Genazzini
Tecnico Luci Bartlomiej Adam Krzywda

Questo progetto, che già interessa docenti universitari e studiosi di teatro, si è rivelato un viaggio alla ricerca di una nuova drammaturgia della famosissima opera shakespeariana: mostrare un possibile Amleto ammantato di finzione per raggiungere una nuda verità: uno strumento e un pretesto anche per parlare della realtà che ci circonda e di noi, suoi interpreti quotidiani.

“Amleto” non ha certo bisogno di presentazioni, rappresenta l’opera di Shakespeare forse più conosciuta e più rappresentata nel mondo e allo stesso tempo enigmatica e pregna di significati ancora da visitare e rendere visibili.

I concept originali di questo progetto sono stati due: il primo si è concretizzato in un lavoro di natura anche semantica, ricercare altri possibili significati e valori nelle parole di Shakespeare e sviluppare così un interessante e peculiare percorso per penetrare nelle parole del testo. Agire per scomporre e comporre frasi, riportarle a volte fuori dal contesto reale dell’opera o attribuendole a personaggi diversi. Tutto questo lavoro ha dato una connotazione di novità a un testo famoso e di per sé molto conosciuto.

Il secondo è stato quello di creare una situazione scenica, “la notte dei prodigi”, non presente nell’opera di Shakespeare, che si situa e si sviluppa alla fine dell’opera stessa, a conclusione del duello finale dove tutti i protagonisti della storia sono morti.

Il filo drammaturgico della storia è sostenuto dalle figure di due clown-becchine che, mentre portano con fatica a seppellire tutti gli altri personaggi, comunicano il nome e il rango di quest’ultimi e avvisano che sta, appunto, prendendo vita la “notte dei prodigi”.

A quel punto partendo dalla scena tra Amleto e lo spettro, tutti i personaggi si animano e rivivono le proprie storie secondo una scelta di composizione drammaturgica in cui sono stati privilegiati alcuni nuclei scenici dell’opera del Bardo.

Lo spettacolo allestito per essere un progetto scenico composto da assoli e da scene con la partecipazione di più personaggi è fortemente arricchito da azioni corali, sostenute da musiche di grande impatto emotivo, come Il Prologo, La Festa della Morte, La Danza dei Personaggi e Il Duello.

La scenografia contribuisce a creare sorprese sceniche con l’apertura di quinte che creano gli ambienti delle specifiche scene di assoli e dialoghi.

 La narrazione, pertanto non è il qui e l’ora (o non sempre) ma sono azioni, reazioni e testi di personaggi che sanno già come è orientata la storia ed è proprio questa situazione che crea la condizione per innescare l’amaro gioco tra finzione e verità, gioco che viene riportato direttamente dai personaggi agli spettatori nelle scene in cui si è scelto di azzerare le distanze e gli attori comunicano direttamente con gli spettatori.

Tutto questo gran sistema scenico che si manifesta in un gioco drammatico di montaggio e smontaggio reciproco di maschere e situazioni fittizie, vive anche di molti momenti leggeri, allegri e comici.

 Questo spettacolo, un viaggio alla ricerca di una nuova opera, questo possibile Amleto, ammantato di finzione per raggiungere la verità, vuole essere uno strumento e un pretesto per parlare della realtà che ci circonda e di noi, suoi interpreti quotidiani.

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